La mostra, curata appunto da Camilla Boemio, vedrà esposta la personale di una giovane fotografa romana Martina Magno (della quale parlerò più approfonditamente dopo) e si terrà a Milano a partire dall’ 8 Marzo.
Descrizione dell’evento:
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| © Friedrich-Wilhelm-Murnau-Foundation |
Stand Moma – Micam
Fiera Milano S.p.a. - Strada Statale del Sempione 28
20017 Rho (Milano)
Inaugurazione al pubblico : lunedì 6 Marzo 2011, dalle ore 10.00 alle ore 18.00
Periodo espositivo : 6 Marzo – 9 Marzo 2011
Orario : dalle 10.00 – 18.00 (ingresso libero)
La ditta Momaper il numero 18# del Magazine aziendale collabora con la critica Camilla Boemio e l’artista Martina Magno realizzando un numero da collezione nel quale la contemplazione e l’esplorazione architettonica arriva a disegnare una mappa contemporanea delle città .
“Metropolis” si ispira al film cult espressionista di Fritz Lang del 1927 ambientato in un’ urbana distopia futuristica nella quale città come New York, Masdar City e Abu Dhabi (di Norman Foster) rappresentano il modello urbano di città compatte ad alta densità , città assolutistiche nelle quali perdersi, modello perfetto di una nuova società .
Saranno realizzate 1500 copie del magazine, nelle quali troverete un intervista a Martina Magno, un testo critico realizzato da Camilla Boemio ed ampio spazio all’ immagini fotografiche.
Dallo slancio e dall’ottima riuscita del magazine Moma realizza una mostra evento durante il Micam nel proprio stand.
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Come dicevo Martina Magno è una giovane fotografa romana che presenta in questa mostra una serie di fotografie dedicate agli spazi metropolitani.
Nei suoi lavori si scorge una tensione che si sposa perfettamente con il tema dell'esibizione.
Troviamo linee rette che sembrano tendersi all'infinito, un intreccio di forme geometriche che disorientano ma a guardare più attentamente emerge un ordine sotteso.
Per saperne di più ho contattato la Magno per avere una sua riflessione sui lavori in questione.
Di seguito l'intervista che gentilmente mi ha concesso.
R.M. Qual'è la tua personale visione della fotografia in generale e come ti ci sei avvicinata?
M.M. Equivale all'interesse. Per me la fotografia è sinonimo di interesse percettivo, e ogni scatto nasce da un certo tipo di attrazione basilare, in genere, per il dato di realtà. Fotografare quindi è una considerazione del mondo, per quello che mi sembra e per quanto mi è possibile. Il motivo in cui mi sono dapprima dedicata alla fotografia è stato uno slittare dalla descrizione via linguaggio verbale a quella per immagine. Volevo propriamente passare dal primo al secondo, o tentare il rinvenimento, la composizione in certi casi di un'immagine già linguisticamente costruita; ad ogni modo e sin dall'inizio mi accorgo di fotografare per un bisogno di descrivere.
R.M. Parlami del tema che unisce le tue fotografie esposte nella mostra Metropolis.
M.M. Quelli raccolti per Metropolis sono tutti scatti accomunati sì dal mio legame con la città ma anche e soprattutto dalla specifica natura formale dei paesaggi che cerco. Un'unione di linee, e la statica immaginata attorno ad esse. Devo dire che mi sembra di voler dare sempre e comunque un'immagine della città disabitata, del mondo grezzo, voler tenere distinti l'uomo dalle forme che gli derivano.
R.M. Scegli una foto in particolare tra quelle che esporrai e parlami di come è nata.
M.M. Scelgo Ata, la sua storia è quella di un periodo in cui volevo tirar fuori un bel pò di luce dalle cose che non ne hanno, rendendo buio lo sfondo.
R.M. Dalla tua biografia leggo una cosa molto interessante ovvero la tua indagine per fini artistici sul mondo dei sogni.
Parlami un pò di questo studio.
Che valenza ha la dimensione onirica nella tua produzione fotografica/artistica ?
M.M. Ho studiato per molto tempo i linguaggi del sogno, la capacità che si ha di essere individuali in modo soprattutto involontario attraverso l'espressione subconscia, e proprio concentrandomi sulle analisi non simboliche del sogno ho maturato quest'esigenza di valutare la rappresentazione onirica per quella che è, depurata dei significati e considerata alla stregua di pura immagine. Da qui il passaggio anche abbastanza spontaneo a rintracciare echi di modalità rappresentazionali oniriche - strutturali - negli scenari della veglia.
Troviamo linee rette che sembrano tendersi all'infinito, un intreccio di forme geometriche che disorientano ma a guardare più attentamente emerge un ordine sotteso.
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| © Martina Magno |
Di seguito l'intervista che gentilmente mi ha concesso.
R.M. Qual'è la tua personale visione della fotografia in generale e come ti ci sei avvicinata?
M.M. Equivale all'interesse. Per me la fotografia è sinonimo di interesse percettivo, e ogni scatto nasce da un certo tipo di attrazione basilare, in genere, per il dato di realtà. Fotografare quindi è una considerazione del mondo, per quello che mi sembra e per quanto mi è possibile. Il motivo in cui mi sono dapprima dedicata alla fotografia è stato uno slittare dalla descrizione via linguaggio verbale a quella per immagine. Volevo propriamente passare dal primo al secondo, o tentare il rinvenimento, la composizione in certi casi di un'immagine già linguisticamente costruita; ad ogni modo e sin dall'inizio mi accorgo di fotografare per un bisogno di descrivere.
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| © Martina Magno |
M.M. Quelli raccolti per Metropolis sono tutti scatti accomunati sì dal mio legame con la città ma anche e soprattutto dalla specifica natura formale dei paesaggi che cerco. Un'unione di linee, e la statica immaginata attorno ad esse. Devo dire che mi sembra di voler dare sempre e comunque un'immagine della città disabitata, del mondo grezzo, voler tenere distinti l'uomo dalle forme che gli derivano.
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| © Martina Magno |
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| "Ata" © Martina Magno |
M.M. Scelgo Ata, la sua storia è quella di un periodo in cui volevo tirar fuori un bel pò di luce dalle cose che non ne hanno, rendendo buio lo sfondo.
R.M. Dalla tua biografia leggo una cosa molto interessante ovvero la tua indagine per fini artistici sul mondo dei sogni.
Parlami un pò di questo studio.
Che valenza ha la dimensione onirica nella tua produzione fotografica/artistica ?
M.M. Ho studiato per molto tempo i linguaggi del sogno, la capacità che si ha di essere individuali in modo soprattutto involontario attraverso l'espressione subconscia, e proprio concentrandomi sulle analisi non simboliche del sogno ho maturato quest'esigenza di valutare la rappresentazione onirica per quella che è, depurata dei significati e considerata alla stregua di pura immagine. Da qui il passaggio anche abbastanza spontaneo a rintracciare echi di modalità rappresentazionali oniriche - strutturali - negli scenari della veglia.
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| © Martina Magno |
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| © Martina Magno |
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| © Martina Magno |















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