8 nov 2009

Le suggestioni oniriche di Chris Rain

Chris Rain è un giovane fotografo che mi ha colpito per la qualità del bianco e nero delle sue foto.
Foto che parlano di mondi immaginari, inquietudini, visioni paradossali il tutto immerso in una dimensione onirica frastagliata.

© Chris Rain 2007 - 2009
© Chris Rain 2007 – 2009



© Chris Rain 2007 - 2009
© Chris Rain 2007 - 2009

Il testo seguente è tratto da www.chrisrain.com


Chris Rain è nato nel 1984 a Roma.
Non ci sono numeri o eventi significativi che meritino particolare attenzione, solo una crescente esigenza espressionistica che nel corso degli anni ha iden-tificato la fotografia come uno dei mezzi più idonei per riversarsi. Ha iniziato in completa autonomia, prediligendo fin da subito le fotocamere a pellicola e soprattutto i processi di sviluppo e stampa in camera oscura, luogo di sperimentazione e ricerca stilistica.

© Chris Rain 2007 - 2009
© Chris Rain 2007 - 2009
Le sue immagini prendono forma da una profonda analisi introspettiva nei meandri dei ricordi persistenti al fascino dell' oblio, attraversando poi infiniti corridoi che straripano di parole e visioni sinestetiche.
Aleggia ovunque un atmosfera dilaniata da incursioni melodrammatiche dove il leitmotiv è una sorta di vago disinteresse da quella che è la dimensione spazio-temporale della realtà, come se gli strati che la compongono fossero disgregati per poi essere ricomposti secondo un processo sottrattivo caotico e privo di etica, che genera note disambigue ma allo stesso tempo concede la più totale libera inter-pretazione a ciò che i sensi possono percepire. Le inflessioni della voce edificano un regno esistenziale, crocevia di ombre e giganti, dove i protagonisti, non importa chi essi siano, conducono un incessante fuga da qualcosa, lungo un paradossale bilico tra la paura e il desiderio di affermarsi. Inconsapevolmente vuole dichiarare che è proprio la condizione dell' ignoto a creare una sconfinata libidine mentale nell' individuo, allo stesso modo di un viaggio dove si va alla deriva senza che accada nulla, incuranti di raggiungere una precisa destinazione.
A questo intento si contrappone una metafora della tragica condizione dell' uomo che, ormai assuefatto dalla sua effimera ed edonistica collezione di nulla, resterà sempre un prigioniero che non si rende conto di esserlo, ripiegato su se stesso all' interno di pa-lazzi serializzati e città di polvere ammantate vigliac-camente dal loro sottile velo di civiltà.




© Chris Rain 2007 - 2009
© Chris Rain 2007 - 2009

Il silenzio, letterario o figurativo, è assordante.
Lo stato di inquietudine che ne consegue costringe a compensare l’ esperienza vissuta con quella solo immaginata, scambiare vicendevolmente i loro ruoli fino a far sfumare quel divario in mondi artificiali dentro i quali sparire.

© Chris Rain 2007 - 2009
© Chris Rain 2007 - 2009

Epilogo


Il rumore dei passi sulle scale non fa rima con il frastuono di voci ed echi sotterranei.
Sono paralleli ma fuori fase.
A molti risulta impercettibile la timida dissonanza, e così riesce a tornare
senza destare troppi sospetti.


I reporter appostati nei loro nidi dentro i muri di pietre riscaldano le lampade dei loro flash.
Non stanno aspettando un uomo moralmente colpevole.
Aspettano una notizia.

© Chris Rain 2007 - 2009
© Chris Rain 2007 - 2009

Sono sorridenti, borbottano, fumano, ridono, consigli, soffiate,
li distingue solamente il tesserino della loro agenzia appeso con una molletta all’ impermeabile.


Sono tutti grigi.
Gli impermeabili.
E pure loro.


Nessuno avrebbe mai fatto caso ad uno dei tanti uomini con l’ impermeabile,
che usciva inerme, ipnotizzato dalla luce che si intravede in lontananza e penetra lenta
attraverso il muro di nebbia stagnante nei labirinti sotterranei.


Nebbia innaturale, composta da fuligine e polvere di rame.
Da anni i freni dei treni erano fuori norma,
ridotti all’ osso continuavano ad esalare pulviscolo rosso al quale non ci si può difendere,
colora i soffitti convessi ed è come china da tatuaggio nella gola.

© Chris Rain 2007 - 2009
© Chris Rain 2007 - 2009

Tosse secca, acuti nell’ eco, bassi che cadono come rocce antigravitazionali
e dilaniano l’ aria corrosiva della miniera.


Delirio a testa bassa.
Lui continuava a seguire il suo raggio di sole, che forse lo condurrà fuori.
Non dovrebbero esserci altri pericoli.


Nessuno avrebbe mai fatto caso ad uno dei tanti minatori con l’ impermeabile,
che usciva inerme, ipnotizzato dalla luce che si intravede in lontananza


fuori non c’era nessun sole ad aspettarlo, solo flash che scoppiano distratti.
Passa in mezzo, denti stretti mordono la lingua sporca di rosso che vuole urlare.

© Chris Rain 2007 - 2009
© Chris Rain 2007 - 2009



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